La villa delle fate. La Casina delle civette a Villa Torlonia
Oggi Villa Torlonia è un bel parco nel quartiere nomentano. Un tempo era la residenza della famiglia Torlonia ed è divenuta proprietà del Comune di Roma nel 1977. A parte il Casino Nobile, che era la residenza ufficiale dei Torlonia, e poi di Mussolini fino al 1943, sono stati ristrutturati e aperti al pubblico anche il Casino dei principi, oggi sede di mostre temporanee, e la Casina delle civette. A pochi chilometri di distanza dai villini fatati del quartiere Coppedè, la Casina è un delizioso edificio liberty che farebbe invidia a Gaudi! Vetrate, boiseries, ferri battuti, maioliche, decorazioni a stucco, arredi in legno finemente intarsiati: rimarrete ammaliati dalla grazia dei disegni e dall'atmosfera fatata che circonda la Casina.
Estratto dal sito della Casina (come tutte le foto del testo e il percorso della visita): "La Casina delle Civette, dimora del principe Giovanni Torlonia jr. fino al 1938, anno della sua morte, è il risultato di una serie di trasformazioni e aggiunte apportate alla ottocentesca Capanna Svizzera che, collocata ai bordi del parco e nascosta da una collinetta artificiale, costituiva in origine un luogo di evasione rispetto all'ufficialità della residenza principale. (omissis) Infatti, già dal 1908, la Capanna Svizzera cominciò a subire una progressiva e radicale trasformazione per volere del nipote di Alessandro, Giovanni Torlonia jr., assumendo l'aspetto e la denominazione di "Villaggio Medioevale"; i lavori furono diretti dall'architetto Enrico Gennari e il piccolo edificio divenne una raffinata residenza con grandi finestre, loggette, porticati, torrette, con decorazioni a maioliche e vetrate colorate.
Dal 1916 l'edificio cominciò ad essere denominato "Villino delle Civette" per la presenza della vetrata con due civette stilizzate tra tralci d'edera, eseguita da Duilio Cambellotti già nel 1914, e per il ricorrere quasi ossessivo del tema della civetta nelle decorazioni e nel mobilio, voluto dal principe Giovanni, uomo scontroso e amante dei simboli esoterici.
Nel 1917 l'architetto Vincenzo Fasolo aggiunse le strutture del fronte meridionale della Casina, elaborando un fantasioso apparato decorativo in stile Liberty. (omissis) Gli spazi interni, disposti su due livelli, sono tutti particolarmente curati nelle opere di finitura; decorazioni pittoriche, stucchi, mosaici, maioliche policrome, legni intarsiati, ferri battuti, stoffe parietali, sculture in marmo mostrano la particolare attenzione del principe per il comfort abitativo. Tra le tante decorazioni la presenza delle vetrate è così prevalente da costituire la cifra distintiva dell'edificio: le vetrate vengono tutte installate tra il 1908 e il 1930 e costituiscono un "unicum" nel panorama artistico internazionale, prodotte tutte dal laboratorio di Cesare Picchiarini su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto.
La distruzione dell'edificio iniziò nel 1944, con l'occupazione delle truppe anglo-americane, durata oltre tre anni. Quando nel 1978 il Comune di Roma acquisì la Villa, sia gli edifici sia il parco erano in condizioni disastrose. L'incendio del 1991 ha aggravato le condizioni di degrado della Casina, unitamente a furti e vandalismi. L'immagine odierna della Casina delle Civette è il risultato di un lungo, paziente e meticoloso lavoro di restauro, eseguito dal 1992 al 1997, che, con quanto ancora conservato e sulla base delle numerose fonti documentarie, ha permesso la restituzione alla città di uno dei più singolari e interessanti manufatti dei primi anni del secolo scorso. (omissis)
Hall: Il soffitto è in travi di legno con pregevoli decorazioni pittoriche che ripropongono i temi dei fiori e dei frutti.
Completavano il decoro della stanza un bel lampadario in ferro battuto con la raffigurazione della fenice, simbolo dell'eternità, ed una colonna con sopra una piccola statua, oggi perdute.
Le finestre hanno pregevoli vetrate con disegni geometrici di cartigli e ghirlande: si tratta delle prime realizzazioni uscite dal laboratorio del maestro vetraio Cesare Picchiarini in cui viene utilizzata la tecnica dei vetri soffiati legati a piombo.
La grande parete alla sinistra di chi entra era ricoperta, in origine, da un grande arazzo fiammingo con scene di caccia, probabilmente rimasto proprietà dei Torlonia, e accoglie oggi il grande cartone di Duilio Cambellotti per la vetrata "I Guerrieri" o "Visione eroica", realizzata nel 1912.
Fumoir: La sala ospita anche alcune opere di Paolo Paschetto, artista originario di Torre Pellice, figlio di un pastore valdese trasferito a Roma. Paschetto fu autore di numerosi disegni per vetrate per le chiese metodiste e valdesi di Roma, di cui sono qui esposti i bozzetti con i caratteristici temi biblici. Foto: Donna con il mantello rosso, 1911.
Salottino delle 24 ore: Ricavato nel cupolino ottagonale, è l'ambiente più riccamente decorato della Casina. Ideato in origine da Jappelli come rustica cucina, nel corso delle trasformazioni volute da Giovanni Torlonia all'inizio di questo secolo, è stato destinato a salottino del principe. La volta a cupola, dipinta a tempera da Giovanni Capranesi nel 1909, è suddivisa in otto riquadri delimitati da stucchi, all'interno dei quali, tra tralci di rose, si svolge la danza delle 24 Ore.
Queste sono raffigurate come leggiadre fanciulle, ricoperte da veli che, a gruppi di tre, volteggiano su un fondo celeste su cui sono dipinte comete che, unite alle rose, sono il simbolo araldico dei Torlonia. (omissis) Il pavimento è decorato da un bel mosaico ottocentesco policromo, proveniente dal Casino dei Principi, che raffigura Marte e Venere, ed è riquadrato da marmi colorati.
Stanza dei trifogli: La denominazione della stanza deriva dal ricorrere del soggetto dei trifogli negli elementi decorativi che la caratterizzano. Un disegno con trifogli intrecciati hanno, infatti, i leggeri stucchi del soffitto e quelli che incorniciano l'ampio vano destinato ad ospitare un divano. (omissis) Riprende lo stesso soggetto il disegno del pavimento, con marmotte in graniglia nei colori del verde-azzurro e giallo-ocra. Alle finestre vi sono due coppie di vetrate con lo stemma della famiglia Torlonia (rose e comete) in stile medioevale. Le vetrate sono realizzate con tecnica mista a fondi di bottiglia e con dipinti a fuoco. Unico arredo superstite nella stanza è un bel camino in marmo, copia ottocentesca di un modello rinascimentale con decorazioni a grottesche, proveniente probabilmente da un altro edificio e qui collocato agli inizi del secolo. Nella stanza è esposta la vetrata di Paolo Paschetto "Ali e fiamme", interessante interpretazione stilizzata di temi biblici. La stanza dei trifogli e quella attigua ospitano anche una serie di bozzetti preparatori per le vetrate della Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, sempre di Paolo Paschetto.
Sala da pranzo: La stanza è caratterizzata da belle boiseries che ricoprono tutte le pareti e incorniciano le quattro porte.
Le boiseries sono decorate da intagli con fronde e bacche di alloro, con inserti in legno chiaro che creano un disegno a nastri contornato da quadrati in ottone, mentre gruppi di tre spighe, sempre in ottone, scandiscono la delimitazione tra i pannelli. (omissis) Le finestre e la porta che introduce alla Stanza dei Trifogli hanno belle vetrate con decorazioni a tralci d'uva e foglie, nei caldi colori del giallo e del verde, opera del Laboratorio Picchiarini.
Stanza del chiodo: La denominazione di questa stanza deriva dalla grande vetrata a forma di chiodo, opera di Duilio Cambellotti, con una raffinata decorazione a pampini e grappoli d'uva.
Stanza delle civette: Unico elemento decorativo originale che si conserva è la bella vetrata di Duilio Cambellotti composta da tre pannelli, due raffiguranti civette stilizzate ed uno al centro con tralci d'edera e nastri.
Le civette, appollaiate su tralci d'edera, sono realizzate con vetri colorati in parte dipinti a fuoco, per rendere al meglio l'effetto del piumaggio.
Bagno del principe: Il piccolo ambiente, prima della trasformazione della Casina in museo, aveva ancora i sanitari originali di inizio secolo; erano però quasi totalmente scomparse, perché asportate da ignoti, le bellissime maioliche con disegni di ninfee, prodotte dalla Villeroy e Bosh, che ricoprivano le pareti. Ne sono restate solo alcune che, ricomposte, formano un pannello che è stato lasciato in loco a documentare l'originaria decorazione del bagno.
Nella stanza sono oggi esposte due credenze in peach-pine con vetrinette in vetro smaltato, opera di Duilio Cambellotti e acquisite dagli eredi.
Camera dal letto del principe: Alle pareti sono esposti quattro cartoni di Cambellotti della serie dei migratori, riferiti alle quattro vetrate realizzate da Cesare Picchiarini per i sopraluce della vicina scala delle quattro stagioni.
Al centro della stanza è invece un pannello con quattro vetrate geometriche con raffigurazioni di frutti, eseguite su disegno di Umberto Bottazzi e provenienti dal mercato antiquario. Completano l'arredo alcuni mobili, sopravvissuti tra i tanti che affollavano la Casina: una specchiera con un delicato intaglio a foglie d'edera, in origine sormontata da due teste di capro oggi perdute, una scrivania con il piano in pelle e una testata da letto, di cui si ignora l'originaria collocazione. La stanza ospita anche la vetrata "L'Idolo" di Vittorio Grassi, acquistata dal Comune di Roma nel 2002, di splendida e originale fattura.
Balcone delle rose: Lo stretto passaggio attiguo alla stanza da letto del Principe è scandito dalla sequenza di vetrate ideate da Paolo Paschetto ed eseguite da Cesare Picchiarini sulla base dei bozzetti esposti nel Fumoir.
Il soggetto solare e vivace doveva creare un netto contrasto con l'atmosfera cupa della stanza da letto. Le vetrate, realizzate nel 1920, ripetono, con alcune variazioni compositive, il tema delle rose e delle farfalle, con nastri intrecciati; i caldi e brillanti colori del giallo, rosso, arancio delle rose formano un vivace contrasto con i colori più freddi delle farfalle che alternano verdi, blu, viola.
Salottino dei satiri: Il minuscolo ambiente è ricavato nella sommità del cupolino ottagonale ed è ricchissimo di decorazioni. La denominazione deriva dalla serie di piccoli satiri in stucco seduti lungo il bordo dell'occhialone aperto sulla lanterna. Altri tre occhialoni sono aperti sui lati del capolino, decorati da belle vetrate, opera di Duilio Cambellotti, con disegno di foglie d'edera e grappoli d'uva, dei quali uno solo è originale. Lungo le pareti vi sono altri delicati stucchi con tralci d'edera e lumachine, mentre lo stesso tema delle foglie d'edera è ripreso nel pavimento a mosaico.
La porta finestra si apre su un grazioso balcone in legno intagliato, sormontato da un cupolino rivestito con belle boiseries i cui disegni richiamano gli stucchi dell'interno, sorretto da colonne con capitelli a forma di lumache.
Lungo le pareti correva un elaborato sedile in legno di cui si conserva solo una parte.
Scala delle quattro stagioni: La scala che, appoggiata alla costruzione, conduce all'esterno, ha un lato e i sopraluce decorati con belle vetrate dai vivaci soggetti. La sequenza delle vetrate laterali è ispirata al tema delle stagioni: si susseguono la Primavera, l'Estate, l'Autunno. Manca quella con l'Inverno, andata purtroppo dispersa, mentre la vetrata della Primavera non è originale ma eseguita nel 1997 dalle Vetrerie Giuliani, sulla base dei bozzetti a noi pervenuti ed esposti nel corridoio antistante la scala. Le vetrate raffigurano "L'Estate" con spighe di grano, papaveri e falci con cartigli; "L'Autunno" con tralci d'uva e un calice; "La Primavera" con rose raccordate da un cartiglio e un arco con freccia.
Le vetrate romboidali dei sopraluce, ideate da Duilio Cambellotti, sono invece ispirate al tema degli uccelli migratori: "Le rondini", "Le allodole", "I tordi", "I migratori". Solo la vetrata de "I migratori" è originale; si era conservata, seppur in pessime condizioni, e dopo il restauro è stata ricollocata; le altre tre sono state invece realizzate nel 1997 dalle Vetrerie Giuliani, sulla base dei cartoni esposti nella stanza da letto del principe.
Stanza degli ospiti: Vi sono esposte due grandi vetrate ideate ed eseguite da Cesare Picchiarini, con un disegno geometrico in quanto, per sua ammissione, il maestro non sapeva disegnare e quindi non era in grado di progettare elaborate composizioni figurative. Sulle pareti è esposta una serie interessante di bozzetti provenienti sempre dal laboratorio del maestro vetraio, che alternano soggetti figurati a soggetti geometrici. Accanto ai numerosi bozzetti vi è (omissis) una bacheca che raccoglie alcuni tondi in vetro, ognuno con la firma di Picchiarini e una data: il maestro vetraio era solito, ogni anno, tagliare a mano libera, con la punta di diamante, un tondo in vetro, per dimostrare la fermezza del tratto e convalidare la sua perizia tecnica.
Stanza delle rondini: Attraverso uno stretto passaggio con una curiosa loggetta chiusa da una bella vetrata a tortiglioni, si giunge all'ultima stanza della Casina, aggiunta alla costruzione da Vincenzo Fasolo nell'ultima fase di ampliamento, datata 1918-19. Il tema delle rondini è ancora presente nelle belle vetrate e negli stucchi. Ai quattro angoli del soffitto vi erano quattro rilievi in stucco che raffiguravano le fasi della vita delle rondini, dal corteggiamento, alla cova dei piccoli, alla nascita e al loro nutrimento, semidistrutti dall'incendio che nel 1991 ha danneggiato gravemente la Casina.
Con i frammenti superstiti è stato possibile ricostruire solo tre di questi nidi, restaurati e ricollocati in loco.
Sempre sul tema delle rondini sono le tre vetrate che decorano la loggetta, realizzate nel 1914, con rondini in volo o poggiate su rami, sul vivace sfondo blu cielo. Benché il tema delle rondini sia stato molto amato e usato da Duilio Cambellotti, queste vetrate non sono riconducibili allo stile del maestro, ma si possono genericamente considerare prodotti del Laboratorio Picchiarini. Due porte finestra con belle vetrate stilizzate, sempre nei toni dell'azzurro, immettono sul terrazzino dal quale si gode una bella vista sul parco.
Bagno degli ospiti: Il secondo bagno della Casina è più piccolo di quello del principe ma non meno decorato. Il piccolo ambiente era, infatti, tutto rivestito da belle maioliche con cascate di grappoli d'uva gialli in alto e un elegante disegno decò nella fascia in basso. La maggiore attrazione del bagno è data dalle tre vetrate della loggia: quella centrale ha un paesaggio lacustre con un cigno bianco al centro mentre le due laterali raffigurano decorazioni floreali di iris e tife.
Per quanto riguarda la loro attribuzione non sembrerebbe possibile poterle assegnare al Maestro Picchiarini, che aveva formulato pesanti critiche sul Liberty realizzato con l'uso-abuso del motivo degli iris, che è proprio quello qui ricorrente.
Stanza dei ciclamini: La stanza è così chiamata per il bel pavimento in marmette di graniglia di cemento con disegni di ciclamini, ideato da Umberto Bottazzi e realizzato dalla ditta Vianini. Vi sono esposti numerosi bozzetti per vetrate provenienti dall'Archivio Picchiarini che consentono di avere un'idea del vasto repertorio che il maestro vetraio metteva a disposizione della sua clientela. Sono, infatti, presenti disegni geometrici, stilizzate elaborazioni floreali di stampo Liberty, soggetti decorativi vari. Elemento di spicco nella stanza è la grande e splendida vetrata "I pavoni", opera di Umberto Bottazzi.
Corridoio: Il piccolo ambiente ha un sopraluce con incassata una bella vetrata con Volo di rondini, simile a quelle poste nella Stanza delle rondini, probabilmente prodotta dal laboratorio Picchiarini su disegno di autore non identificato. Su una delle pareti vi è un grande cartone di Duilio Cambellotti, sempre raffigurante Rondini in volo, ma dall'impostazione completamente diversa. Le rondini di Cambellotti sono infatti saettanti, quasi dei vettori, con un disegno rigoroso e geometrico.
Passaggio sopraelevato verso la Dipendenza: Un passaggio in legno, coperto, collega la Casina delle Civette alla Dipendenza. (omissis) Tra gli artisti compare Cesare Picchiarini che eseguì, lungo tutto il passaggio di congiunzione sopraelevato, le belle vetrate realizzate con la classica lavorazione a "tondi di vetro soffiato". Oggi la Dipendenza è sede di mostre temporanee al piano terra e sede della Biblioteca delle arti applicate al primo piano.
Stanze della torretta: Le due stanze sono addossate alla bella torre in mattoni di stampo medioevale e non presentano decorazioni particolari, con la sola eccezione di un rigoroso decoro a stucco con nastri stilizzati. Nella prima delle due stanze sono esposte due vetrate geometriche, prodotte dal Laboratorio Giuliani, molto simili a quelle del Laboratorio Picchiarini, a testimonianza della continuità della tradizione vetraria. Nella seconda stanza è invece una pregevole vetrata di Duilio Cambellotti, "La fata", acquistata dagli eredi, in diretta relazione con gli schizzi e con il cartone con lo stesso soggetto, esposti nella sala.
https://www.museivillatorlonia.it/casina_delle_civette/la_casina_delle_civette
Villa Torlonia, Casina delle civette, Via Nomentana 70
Biglietto € 6 (€ 5 per i residenti), martedì - domenica h. 9.00 - 19.00
Ingresso gratuito per i residenti a Roma la prima domenica del mese